7 dicembre 2009

PROGETTO X-ST\09.09



E' un progetto di ricerca sul lavoro contemporaneo che ho realizzato all'interno di due officine meccaniche lucchesi, nato forse casualmente ma vissuto intensamente sin dall'inizio. Poesia, mi son detto, poesia...fatti guidare dalla poesia, non lasciarti intrappolare nei clichè, entra nella realtà con la tua poesia, osserva i gesti, gli occhi, le mani, le braccia, i capelli, senti l'odore del ferro, non  farti accecare dalle scintille delle saldature, osserva il silenzio, parla, ascolta, segui le curve e se non ci sono inventale, e poi le macchine, le frese, le rettifiche..e di nuovo il fumo, le punte dei trapani, il tempo, il grasso, la precisione, il desiderio di fare le cose nel miglior modo possibile. Mi è piaciuto stare dentro il lavoro che ho sentito vero, faticoso, rassicurante. Ho fotografato persone che non conoscevo, che non vediamo spesso in televisione perchè non fanno spettacolo nè si occupano di alta finanza nè ...e allora quando in anteprima qualche amico ha visto le prime serie di foto è rimasto sorpreso e con un punto di domanda ricorrente: esiste ancora un lavoro così ? Per fortuna si, mio amico, esiste ancora ed è molto umanamente reale. Veloce pellicola B\N, macchinetta manuale con lente fissa di 50 mm, meccanica su meccanica, camera oscura, provini, stampe 30*40cm e 50*75 cm, lavoro fisico anche il mio, molto fisico... ho provato a mettere sulla stessa linea l'occhio, il cuore, la mente (Cartier Bresson). Ora sto curando l'installazione all'interno della fabbrica. Su suggerimento di un amico scultore (Philippe) userò come supporto per le foto (64 in totale) lastre di ferro ritagliate e smerigliate in officina (strisce di 3 metri e quadrati di 90 cm) che nel tempo si modificheranno, forse arrugginiranno. E questo mi piace. Sinceramente mi piace. Quando tutto sarà pronto faremo una bella festa e poi l'opera sarà sempre visitabile nell'orario di lavoro, liberamente. Ma di questo parleremo in seguito.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi commenti fanno pensare che tu vuva in una dimensione così diversa da quella considerata normale, da crepare di invidia, o di compassione. Chi sa chi ha ragione...

Anonimo ha detto...

...scusa, che tu viva, non vuva :)